
Guida
Come installare i servizi di Google sul tuo Huawei P40 Pro
di Dominik Bärlocher
Domani, Huawei presenterà i suoi nuovi telefoni. Una delle novità è che gireranno sull'OS Emui 11, l'ultima release prevista per Android sugli smartphone dell'azienda cinese. Andiamo a dare un'occhiata.
La conferenza stampa si terrà domani, il 30 settembre 2020. L'azienda cinese, ferita nell'orgoglio, presenterà la sua nuova «line-up». Secondo le voci, si tratta del Mate 40: l'ultimo smartphone del marchio dotato del SoC Kirin, che non può più essere fornito a Huawei a causa delle tensioni politiche con gli Stati Uniti.
Una cosa però è certa: il nuovo telefono girerà su Emui 11, l'ultimo OS sviluppato da Huawei per Android.
Come faccio a saperlo? Perché lo sto già utilizzando sul mio P40 Pro da qualche giorno. E se per caso te lo stai chiedendo, i Google Services non sono magicamente spariti dopo l'aggiornamento. Dunque, diamo un'occhiata al nuovo software e a ciò di cui è capace.
Dopo l'aggiornamento, arriva la disillusione. Visivamente, la nuova Emui è più o meno uguale alla versione precedente. La grafica è stata leggermente modificata nel tentativo di imitare l'iOS di Apple, ma ha comunque sviluppato un'identità propria. L'utilizzo di Emui 10 era già intuitivo;
con Emui 11, non è cambiato molto.
Il cambiamento più significativo è a livello dell'utilizzo ed è abbastanza generale: il nuovo iOS è un po' più «leggero». Le app si aprono un po' più velocemente e lo stesso vale per l'elaborazione dei dati. Android porta Emui 11 al limite delle sue capacità? Huawei non riesce a fare di meglio? Oppure ha deciso di non impegnare troppe energie nell'ottimizzazione per Android, perché dietro le quinte è impegnata a sviluppare HarmonyOS?
In ogni caso, la «leggerezza» della nuova interfaccia utente è decisamente piacevole.
Il display always-on è stato ulteriormente ottimizzato e ora puoi personalizzarlo con immagini «artistiche». Puoi farlo, ma in realtà è un po' fastidioso. Il display always-on dovrebbe star lì buono sul tuo schermo senza farsi notare troppo; invece, il mio si illumina nella notte quando il telefono è poggiato sul comodino. Preferisco la semplice visualizzazione dell'ora. Come si dice? «Se non è rotto, non aggiustarlo»!
Se pensiamo a Emui 11 nell'ottica di ciò che sarà possibile in futuro, le cose si fanno interessanti. Fino ad ora, gli sviluppatori di OS si sono posti una domanda: «Che software possiamo sviluppare in base a questo hardware?» D'ora in avanti, soprattutto Huawei con HarmonyOS e Google con Fuchsia, la domanda viene fatta al contrario: «Che hardware dobbiamo sviluppare per poter sfruttare tutto il potenziale di questo software?»
Anche se sul mio P40 Pro certe funzionalità o caratteristiche sono bizzarre o completamente superflue, sarebbero invece utilissime se impiegate su altri dispositivi, come tablet – un altro prodotto Huawei – e laptop pieghevoli. Ad esempio, il nuovo design e l’utilizzo dell'app Calendario.
Le cose si fanno ancora più interessanti se pensi all'utilizzo di Emui 11 in tutto l'ecosistema Huawei, che è il frutto del lavoro degli sviluppatori e la loro strategia «1+8+n». Non è particolarmente gloriosa o straordinaria, ma è comunque interessante.
La filosofia di Huawei è riassumibile in una formula: «1+8+n». «1» si riferisce al «dispositivo zero», quello che ti permette di collegarti a un numero infinito di apparecchi. Questo significa che l'ecosistema è ancora in via di sviluppo. Deve trattarsi del dispositivo che puoi portare sempre con te: in base ai progressi tecnologici attuali, il tuo smartphone.
Il Huawei P40 Pro è il telefono con la migliore fotocamera attualmente sul mercato. Tuttavia, non è dotato dei Google Services. Puoi aggirare l'ostacolo e installarli comunque, ma non è detto che funzionino. Alcuni utenti non ci riescono nemmeno, anche seguendo le istruzioni dettagliate per la stessa identica procedura che io ho sempre eseguito con successo. E se non ci riescono, io non posso fare niente per aiutarli. Sul mio P40 Pro, questo «hack» per installare i Google Services non mi ha mai dato problemi.
Se ti stai chiedendo se, con l'aggiornamento alla nuova Emui, i Google Services spariranno dal telefono, la risposta è no. Continueranno a funzionare, anche se a volte non benissimo.
Nel secondo anello ci sono gli «otto»: i dispositivi che Huawei ha pensato per essere integrati direttamente nell'ecosistema e che dovrebbero collegarsi in modo «nativo». Non solo nel senso che dovresti poter riprodurre la musica dal telefono allo speaker Sound X o agli occhiali con cuffie integrate senza problemi, ma anche che i dispositivi dovrebbero essere in grado di collegarsi automaticamente e in entrambe le direzioni; se c'è una chiamata in arrivo, il suono viene riprodotto sul Sound X dal telefono e così via.
Per quanto riguarda cuffie, orologi e altoparlanti, nessuna novità incredibile. Siamo più o meno in linea con altri dispositivi sul mercato. Che l'utente finale ascolti la musica su un paio di cuffie Huawei o Sony, per ora, non fa molta differenza.
Con i computer invece le cose si fanno interessanti. Almeno, per quanto riguarda le interazioni Windows-Huawei. In questo campo ci sono varie lacune che i giganti del tech stanno cercando di colmare. Naturalmente, qui Apple ha alzato l'asticella: quando qualcuno ti chiama sull'iPhone, ricevi la telefonata anche sul MacBook e puoi addirittura rispondere senza toccare il telefono. Lo stesso vale per l'iPad. Grazie al tuo account iCloud, tutte le foto, le note e le impostazioni sono disponibili su tutti i dispositivi più o meno contemporaneamente. Una funzionalità ultra conveniente e che ha ancora più potenziale per il futuro. Apple stessa sta ancora lavorando a questa tecnologia e, anche se è in vantaggio su Huawei, possiamo già fare un confronto.
Sui dispositivi Apple, l'autenticatore principale è l'Apple ID. Per Huawei, invece, è il chip NFC. Per collegare lo smartphone al Sound X devi posizionarlo sul ricettore NFC dello speaker. Facendo la stessa cosa con il Matebook, avvii un programma Windows che riproduce lo schermo del telefono sul display del portatile e puoi chiudere o aprire finestre e applicazioni direttamente dallo smartphone.
C'è un ma: devi ripetere l'autenticazione ogni singola volta. Dal punto di vista tecnologico nessun problema, ma durante i primi tre tentativi farai fatica a capire dove si trova il sensore NFC.
L'integrazione Windows-Huawei non è il massimo, a differenza del Surface Duo, ma è sufficientemente funzionale.
Tuttavia, nell'anello degli «otto dispositivi» ci sono ancora piccole lacune che Huawei sta cercando di colmare. Ed Emui 11 dovrebbe essere un primo passo verso questo obiettivo. Il collegamento con i cosiddetti dispositivi smart home dovrebbe diventare più semplice e veloce.
E speriamo che le pubblicità ai prodotti Huawei nelle notifiche spariscano una volta per tutte. Va bene il marketing, ma a tutto c'è un limite.
A proposito di marketing... il sensore NFC ne è sicuramente un prodotto. Funziona, ma per certi versi è rimasto all'età della pietra. Anche qui Apple ha gettato le basi per lo standard. Quando acquisti un nuovo dispositivo Apple, lo colleghi al tuo Apple ID e puoi utilizzare tutte le sue funzionalità senza problemi. Non devi tenere l'iPhone fisicamente vicino al MacBook per poter ricevere le chiamate su entrambi i dispositivi. Per quanto ne so, tutto ciò di cui ho bisogno è una connessione a Internet.
Con HuaweiID forse sarebbe possibile fare lo stesso e quindi non sarei costretto a usare l'NFC. Tuttavia, perché Huawei possa rendere questa tecnologia fruibile al pubblico, è necessario che gli utenti con HuaweiID siano molti, molti di più. Se solo tutti sapessero quali e quanti sarebbero i vantaggi... se solo ci fosse un modo per spiegarglielo... ad esempio, con la pubblicità e il marketing.
Comunque, torniamo ai nostri otto elementi: hai notato che c'è l'icona di un'auto con la scritta «Telematics»? Mi chiedo quando vedremo una Smart Car Huawei.
Il cerchio esterno, la n, è un po' più astratto. È qui che Huawei tiene aperte le sue opzioni e pensa a tutto quello che potrebbe fare in futuro. O che è già in fase di sviluppo.
Alcune mappe sono state recentemente aggiunte al catalogo dell'applicazione con il software Tomtom, che probabilmente sarà ulteriormente integrato nell'ecosistema. Nella stessa fetta del grafico c'è anche l'icona di un volante con la scritta «Vehicle Info». Nessuno, a parte Huawei, sa esattamente di cosa si tratti. Forse si riferisce al software sviluppato per una Smart Car? Potrebbe essere un concorrente per le applicazioni CarPlay o Android Auto? Oppure addirittura di Android Automotive? E quali sarebbero le differenze tra «Vehicle Info» e «Telematics», nell'anello degli otto?
Se guardi gli altri elementi dell'anello «n», più o meno capisci di cosa si tratta. Alcuni elementi sono più chiari di altri. Il campo della domotica, la «Smart Home», è abbastanza autoesplicativo con «Vacuum Cleaner» e «Camera». Anche «Entertainment» e «Fitness & Health» non lasciano molto spazio alla fantasia. Detto questo, perché qui Huawei ha inserito uno sfigmomanometro!? In quale dispositivo è integrato? O meglio, in che modo potrebbe essere utile al mondo avere un misuratore per la pressione sanguigna Huawei? L'azienda cinese vuole forse lanciarsi nel settore medico? E se sì, perché? Quali benefici e vantaggi potrebbe offrire?
Per ora non ci resta che speculare sulle possibili risposte. Nel frattempo, torniamo all'Emui 11. Il mio verdetto: non è affatto male. Grafica più o meno piacevole, utilizzo intuitivo e concetto orientato al futuro. Sarà sicuramente l'ultima versione di Emui per Android, dato che Emui 12 probabilmente verrà sviluppata per HarmonyOS. E così, con Emui 11 diciamo addio al sistema operativo che abbiamo usato fino ad ora.
Giornalista. Autore. Hacker. Sono un contastorie e mi piace scovare segreti, tabù, limiti e documentare il mondo, scrivendo nero su bianco. Non perché sappia farlo, ma perché non so fare altro.