Retroscena

«Pluto» potrebbe essere l'anime dell'anno: ecco quattro motivi

In «Pluto» c'è un po' di «Blade Runner», un po' di «Monster», «Seven» e «The Boys». Un mix perfetto per un manga. Ma questo non è l'unico motivo per il quale l'ultimo anime di Netflix ha il potenziale per avere un gran successo.

Gli appassionati di anime devono segnarsi la data del 26 ottobre 2023, il giorno in cui «Pluto» – un anime fantascientifico basato sull'omonimo manga – uscirà su Netflix. È un'opera di Naoki Urasawa, autore di «Monster», su cui ho recentemente scritto una recensione. Ma l'autore è solo uno dei motivi per il quale «Pluto» ha il potenziale di avere un gran successo.

1. Il manga originale

Per «Pluto», Urasawa si ispira a una grande, se non la più grande, opera manga: «Astro Boy», pubblicata tra il 1952 e il 1968. Il manga è stato disegnato da Osamu Tezuka, soprannominato il «Dio dei Manga». In Giappone, l'opera era chiamata «Iron Arm Atom» in origine.

Iron Arm Atom è un robot a propulsione nucleare che impara sempre più cose sull'umanità nel corso delle sue esperienze. È un eroe che continua a salvare il mondo intero. Il manga è anche la reazione di Tezuka alla devastante Seconda Guerra Mondiale e alle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Con Atom, l'autore contrasta la forza distruttiva nucleare con qualcosa di positivo: un sentimento di speranza e un nuovo inizio. Atom è un personaggio leggendario, come Superman.

«Astro Boy» o «Iron Arm Atom» è stato ed è tuttora così famoso, da essere stato usato come soggetto di vari francobolli.
«Astro Boy» o «Iron Arm Atom» è stato ed è tuttora così famoso, da essere stato usato come soggetto di vari francobolli.
Fonte: Shutterstock / rook76

Il punto di partenza di «Pluto» è l'arco narrativo de «Il più grande robot del mondo» di «Astro Boy», nel quale un sultano costruisce un robot di nome Pluto. Deve diventare il re di tutti i robot e per farlo, il sultano lo manda a distruggere i sette robot più forti al mondo. Oltre a questa situazione iniziale, Urasawa riprende anche la maggior parte dei personaggi e molte delle ambientazioni dell'originale.

I famigliari di Tezuka hanno avuto certe pretese nei confronti dell'opera. Il figlio di Tezuka ha insistito affinché Urasawa interpretasse la storia con il suo proprio stile. Non si voleva un semplice omaggio o una copia. Urasawa ebbe l'idea di trasformare «Astro Boy» in un giallo. Il protagonista non doveva più essere Atom, ma un ispettore. L'idea è stata accolta con favore.

2. L'opera

In «Pluto», una serie di omicidi tiene sulle spine il mondo intero. Tutti i casi hanno in comune il biglietto da visita dell'autore: le corna sul cranio delle vittime. Le tracce forensi mancanti fanno supporre che si tratti di un robot. Tuttavia, questo dovrebbe essere impossibile perché i robot sono programmati per non nuocere agli esseri umani.

Nella 39ma guerra dell'Asia Centrale, i robot Mont Blanc (a sinistra) e Brando (a destra) avevano ucciso molti dei loro compagni.
Nella 39ma guerra dell'Asia Centrale, i robot Mont Blanc (a sinistra) e Brando (a destra) avevano ucciso molti dei loro compagni.
Fonte: VIZ Media

«Gesicht», un investigatore dell'Europol originario di Düsseldorf, è incaricato delle indagini. Gesicht è uno dei sette robot più avanzati al mondo. Ricorda il tipico protagonista di un film noir: stanco del suo lavoro e vittima di un passato tragico.
Durante le sue indagini, scopre che l'obiettivo dell'omicida è quello di eliminare i sette robot più forti e alcuni scienziati. Nel corso della storia, Gesicht incontra anche Atom e gli altri sette grandi robot.

Tre anni prima dell'inizio della storia, si era conclusa la trentanovesima guerra dell'Asia Centrale, nella quale gli Stati Uniti della Tracia avevano invaso la Persia, convinti che quest'ultima possedesse armi di distruzione di massa non autorizzate. Ma non era così.

I fatti storici precedenti a «Pluto» hanno chiari parallelismi con la realtà. «Pluto» è stato creato tra il 2003 e il 2009, un momento in cui il mondo si sentiva minacciato delle armi di distruzione di massa. L'opera prende a modello l'invasione statunitense dell'Iraq. Le presunte armi di distruzione di massa in «Pluto» sono dei robot. Sono loro a prendere decisioni riguardo alla guerra.

Naoki Urasawa non si ferma a un unico genere narrativo.
Naoki Urasawa non si ferma a un unico genere narrativo.
Fonte: Yves Tennevin / CC BY-SA 3.0

In un modo o nell'altro, i sette grandi robot avevano influenzato la trentanovesima guerra dell'Asia Centrale: o avevano combattuto come Gesicht e avevano molti dei loro compagni robot sulla coscienza, oppure erano stati usati come strumento di propaganda, come Atom. Il ruolo che hanno avuto nella guerra è una sofferenza per loro. I sette grandi robot sono venerati dall'umanità come dei supereroi, ma in realtà il loro animo è profondamente scosso, e ognuno presenta i propri difetti.

Il dolce e raffinato personaggio di «Astro Boy» appare sotto una luce diversa in «Pluto». Nella storia di Tezuka, Atom dovrebbe dare speranza alla gente del dopoguerra come personaggio intoccabile. Urusawa gli conferisce maggiore profondità d'animo e lo rende più vicino al pubblico. Personalmente, mi identifico molto di più con il carattere vulnerabile e imperfetto di Urusawa che con l'impeccabile Atom di Tezuka.

Gli argomenti centrali dell'opera sono l'orrore della guerra, la xenofobia e il razzismo. Inoltre – come in «Monster» – si intavolano questioni esistenziali, come cosa significa essere umano. Le strutture statali e l'abuso di potere sono presentati in modo critico. Ma non voglio raccontarti altro della storia. Perché, come tutte le opere di Urasawa, «Pluto» non è un'opera scontata, ma lascia spazio a varie interpretazioni.

3. Il mangaka

Naoki Urasawa è uno dei più famosi mangaka dei nostri tempi. È stato insignito di vari premi, come il Premio culturale Osamu Tezuka. Urasawa è un maestro della narrazione. Si cimenta in molteplici generi narrativi: se «Monster» si basa sul mondo reale, «Pluto» è ambientato in un universo futuristico. «Asadora», la sua ultima opera, mescola invece la telenovela giapponese con il kaijū e l'ucronia.

Masao Murayama ha contribuito a due dei più importanti studi cinematografici di anime: Madhouse e Mappa.
Masao Murayama ha contribuito a due dei più importanti studi cinematografici di anime: Madhouse e Mappa.
Fonte: Kevin Hofer

Il disegno di Urasawa è caratterizzato da linee chiare e senza fronzoli. Gli sfondi, invece, sono ricchi di dettagli. L'attenzione dei personaggi si concentra sui loro volti e sulle loro espressioni facciali. Non troverai mai dei personaggi eccessivamente sessuali nelle opere di Urasawa. Nonostante gli argomenti in parte mistici e futuristici, le tavole e le storie sono essenziali e realistiche.

4. Lo studio

Avere un mangaka brillante che si basa su un manga leggendario è una buona base ma non una garanzia di successo. C'è un ultimo fattore decisivo per «Pluto»: lo studio cinematografico.

Dietro al progetto c'è nientemeno che Masao Murayama. Murayama ha iniziato la sua carriera presso la Mushi Production, lavorando per Osamu Tezuka, il creatore di «Astro Boy». Ha lasciato lo studio nel 1972 per fondare con alcuni colleghi lo studio Madhouse, dove era responsabile della produzione. In veste di produttore, ha curato alcuni dei migliori anime mai realizzati, tra cui i leggendari film di Satoshi Kon come «Perfect Blue» e «Tokyo Godfathers». Anche le serie «Ninja Scroll» e «Monster» provengono dallo studio Madhouse.

Masao Murayama ha contribuito a due dei più importanti studi cinematografici di anime: Madhouse e Mappa.
Masao Murayama ha contribuito a due dei più importanti studi cinematografici di anime: Madhouse e Mappa.
Fonte: Collage: Kevin Hofer

Dal 2011 Murayama ha dimostrato di saper produrre qualcosa di più di un film tranquillo. Dopodiché ha lasciato Madhouse per fondare un altro studio che ha scosso la scena negli anni a venire: Mappa. Lo studio è stato parzialmente responsabile della realizzazione di «Attack on Titan» e «Vinland Saga». Come se non bastasse, Mappa ha prodotto anche gli anime del Trio Oscuro degli Shōnen: «Jujutsu Kaisen», «Hell's Paradise» e «Chainsaw Man».

Nel frattempo, Murayama non è più presidente di Mappa e non perché è andato in pensione. No, nel 2016 ha fondato un altro studio: M2, che è ora responsabile della produzione di «Pluto».

Lo stile di Murayama è chiaramente visibile nel trailer di «Pluto». Eppure, l'anime sembra rimanere fedele anche allo stile manga di Urasawa. Alcune tavole vengono riprese per filo e per segno, come puoi vedere nel video seguente. Anche la storia sembra seguire l'originale.

«Pluto» riesce a combinare diversi generi: dal cyberpunk al poliziesco, dal thriller alla storia di un supereroe. Tuttavia, gli eroi non sono poi così perfetti – incluso «Astro Boy» – che ha ispirato la storia.

Non vedo l'ora di vedere «Pluto». Intanto mi leggo ancora una volta il manga originale, per prepararmi per il lancio del 26 ottobre. Sulla base dei quattro punti citati, sono convinto che questo anime sarà un successo, se non il migliore del 2023.

Immagine di copertina: Netflix

A 38 persone piace questo articolo


User Avatar
User Avatar

Tecnologia e società mi affascinano. Combinarle entrambe e osservarle da punti di vista differenti sono la mia passione.


Film e serie
Segui gli argomenti e ricevi gli aggiornamenti settimanali relativi ai tuoi interessi.

Potrebbero interessarti anche questi articoli

  • Retroscena

    40 anni di «Terminator»: com'è nata l'icona

    di Luca Fontana

  • Retroscena

    «Se7en» in IMAX: perché dopo 30 anni il capolavoro di Fincher sconvolge ancora

    di Luca Fontana

  • Retroscena

    «Doom: The Dark Ages» in anteprima: carro armato al posto delle acrobazie aeree

    di Philipp Rüegg

12 commenti

Avatar
later