Pico 4: un headset VR fantastico per chi preferisce condividere i propri dati con TikTok invece che con Meta
Test del prodotto

Pico 4: un headset VR fantastico per chi preferisce condividere i propri dati con TikTok invece che con Meta

Philipp Rüegg
13.3.2023
Traduzione: Martina Russo

Il Pico 4 è il competitor diretto del Meta Quest 2. L’headset VR standalone ha una maggiore risoluzione e un campo visivo leggermente più ampio, ma una scelta di app limitata. In entrambi c’è il problema della sicurezza dei dati.

Il Playstation VR2 ha ridato slancio alla realtà virtuale. E questo è un bene, perché ci sono un sacco di giochi fantastici e una gran varietà di headset VR. Uno degli ultimi arrivati nel settore degli standalone si chiama Pico 4 ed è stato sviluppato da Bytedance, ovvero la stessa società che gestisce l’app di social media TikTok. Non dovresti sottovalutare gli occhiali VR, anche se può non sembrare ovvio.

Pico 4 Cuffie VR all-in-one (256 GB)
Visore VR

Pico 4 Cuffie VR all-in-one

256 GB

Pico 4 Cuffie VR all-in-one (128 GB)
Visore VR

Pico 4 Cuffie VR all-in-one

128 GB

Ricca dotazione e tanta comodità d’uso

Il Pico 4 funziona in modo autonomo, senza PC né sensori esterni. Nel display è integrato l’equivalente di uno smartphone e questo ti consente di installare e utilizzare giochi e altre applicazioni direttamente sul visore. Per quanto riguarda la dotazione, il Pico 4 regge il confronto con quasi tutti gli headset VR. Ecco una panoramica dei dati principali:

  • Risoluzione: 2160 x 2160 pixel per occhio
  • Display: LCD
  • Campo di visione (FOV): 105 gradi
  • Frequenza di aggiornamento: fino a 90 Hz
  • Ottica: Pancake
  • Tracciamento: 6 DoF interno-esterno
  • Audio: altoparlanti stereo integrati
  • Pass-through: immagine a colori grazie alla fotocamera RGB da 16MP
  • Processore: Qualcomm XR2, 2,85 GHz
  • RAM: 8 GB
  • Memoria: 128 GB o 256 GB

A livello di risoluzione, con 2000 x 2040 pixel per occhio, è superiore persino al VR2 di Playstation. La comodità d’uso è importante almeno quanto offrire immagini nitide. Nonostante il Pico 4 abbia un’imbottitura un po’ rigida risulta abbastanza comodo. Il punto dove è più probabile che senta un po’ di pressione sono gli zigomi. Il peso è distribuito in modo molto uniforme. I visori VR standalone sono spesso molto pesanti sul davanti perché nel display è integrato un mini-computer. Il Meta Quest 2, ad esempio, è pesante nell’area della nuca e mi fa inclinare la testa all’indietro. Con il Pico 4, invece, posso giocare per una o due ore consecutive senza rischiare che mi si formi un segno rosso sul viso.

È facile da indossare, addirittura meglio del nuovo visore Sony. Tengo il display con la mano destra e il poggiatesta con la sinistra. Visto che le staffe laterali si sollevano di circa 70 gradi, riesco a indossare il visore sul viso e poi abbassare nuovamente il poggiatesta. Avendo regolato in precedenza il velcro sull’archetto e la chiusura a strappo sul retro, non devo fare altre regolazioni.

Per quanto riguarda la lavorazione, il Pico 4 è più o meno al livello del Playstation VR2. L’headset sembra un po’ più robusto mentre i controller danno l’impressione di essere stati realizzati più in economia. Pulsanti, tasti e stick analogici di PS VR2, Quest 2 e Quest Pro sono invece di un altro livello. I pulsanti sono praticamente disposti in modo identico ai controller del Meta, con però l’aggiunta di un pulsante del menu per ciascuno. I controller sono comodi da usare, mentre il grilletto del dito medio dovrebbe essere posizionato un po’ più in basso.

La batteria da 5300 mAH dura all’incirca tre ore di gioco.

Immagini nitide e suoni direttamente dall’headset

Il Pico 4 monta delle lenti pancake, che offrono una vasta gamma di messe a fuoco. In compenso fanno passare meno luce rispetto alle lenti Fresnel, come quelle montate sul PS VR2. Quest’ultimo visore, a sua volta, risente del fatto che l’immagine è estremamente nitida solo in un’area molto limitata. Invece, ogni volta che mi infilo il Pico 4 sulla testa l’immagine è subito nitida. La distanza interpupillare corretta (PID) si imposta tramite un menu che regola le lenti. Per farlo, devo andare un po’ a senso e ripenso con nostalgia al PS VR2 che invece, grazie alla telecamera interna, ti indica visivamente quando gli occhi sono allineati.

Le lenti pancake garantiscono un’elevata tolleranza dell’area di messa a fuoco.
Le lenti pancake garantiscono un’elevata tolleranza dell’area di messa a fuoco.
Fonte: Philipp Rüegg

Convincente anche l’oscuramento del Pico 4: tranne che sul naso, la luce non entra all’interno del visore. Nel Quest 2 e nel PS VR 2 l’oscuramento è leggermente migliore.

Durante il gioco, il Pico 4 convince quasi su tutta la linea. Il tracciamento interno-esterno funziona perfettamente. I controller si regolano con grande precisione e l’immagine non si muove mai a scatti, anche se ruoto rapidamente la testa. Il campo visivo è esteso e posso nascondere facilmente il bordo nero, che invece è sempre visibile con i visori VR. Per lo più ho usato giochi in streaming dal PC. Da lì, infatti, posso accedere a tutti i giochi di realtà virtuale che ho acquistato. Per di più le versioni per PC si presentano decisamente meglio rispetto alle controparti per dispositivi mobili. Lo streaming funziona in modo molto semplice. Mi basta installare lo Streaming Assistant di Pico sul PC e collegare i due dispositivi tramite WLAN. Nella modalità di visualizzazione ho selezionato la massima qualità dell’immagine e 90 Hz. A parte piccoli scatti occasionali, funziona tutto molto bene.

L’esperienza di gioco è quasi perfetta.
L’esperienza di gioco è quasi perfetta.
Fonte: Philipp Rüegg

L’alta risoluzione del Pico 4 regala una qualità dell’immagine eccellente. Unica eccezione: i giochi con molte scene buie, come «Half-Life: Alyx». In questi casi l’effetto screen door è particolarmente evidente. Si verifica quando riesci a percepire il display del visore e gli angoli neri non illuminati appaiono composti da pixel grigi. La cosa mi sembra particolarmente evidente perché a casa ho anche il PS VR2, che è l’unico visore VR che utilizza OLED anziché LCD. Questo garantisce un maggiore contrasto nelle immagini e colori più intensi, dove il nero è davvero nero. Visto che però il visore della Sony non è compatibile con i PC, questa mancanza del Pico 4 non è particolarmente significativa.

Per fare un veloce confronto diretto tra Meta Quest 2, Quest Pro e PS VR2 ho installato «Moss», che è disponibile per tutte le piattaforme. Il gioco appare più nitido con il Pico 4 rispetto al Quest 2. Non noto alcuna differenza, invece, con il Quest Pro. Il visore di Meta è appena più luminoso, mentre il contrasto è leggermente migliore con il Pico 4. L’immagine migliore ce l’ho con il PS VR2. Il motivo non è soltanto il display migliore, ma anche il fatto che la PS5 ha l’hardware più potente. Il rendering del gioco, inoltre, comprende più dettagli.

Da sinistra: Quest Pro, Quest 2, Pico 4 e PS VR2.
Da sinistra: Quest Pro, Quest 2, Pico 4 e PS VR2.
Fonte: Philipp Rüegg

Il suono che esce dagli altoparlanti integrati è più che sufficiente. Per aumentare l’esperienza immersiva e per isolarmi meglio, posso usare delle cuffie. Si può fare, però, soltanto con il Bluetooth, perché manca un connettore per le cuffie. Ho fatto una prova con le mie Sennheiser Momentum 2, non proprio nuovissime. Il sistema funziona a meraviglia e le cuffie non interferiscono in alcun modo. La musica cambia quando provo con le Astro A50, un po’ più grandi. In questo caso le staffe laterali sono d’intralcio.

Funzionamento intuitivo, ma app limitate

Il Pico 4 si comanda quasi allo stesso modo di un visore VR di Meta. Appena accendo il visore, mi accoglie un menu a scomparsa. Da qui posso accedere allo Store per installare varie app, avviare i giochi o effettuare impostazioni. Lo stesso succede durante il gioco. Qui ho a disposizione i pulsanti tipici di ogni controller classico. Su ogni lato, inoltre, c’è un pulsante home che apre il menu Pico e un tasto dedicato per gli screenshot. La navigazione nei menu è di facile comprensione.

L’headset dispone di soli tre tasti: il tasto di accensione sulla destra e i tasti del volume sulla parte superiore della staffa di destra. Sono facili da trovare quando hai gli occhiali addosso.

I controller sono comodi da usare.
I controller sono comodi da usare.
Fonte: Philipp Rüegg

Una funzione molto utile è la possibilità di toccare due volte il fianco dell’headset per far passare il Pico 4 alla modalità pass-through. È la modalità che consente di vedere l’ambiente circostante attraverso gli occhiali. Molto utile quando mia moglie o i bambini vogliono qualcosa da me, oppure
se voglio sapere se sto per andare a sbattere contro la scrivania. Questa, però, è una cosa che mi segnalano anche le barriere virtuali che appaiono non appena esco dall’area di gioco definita. Per crearle, disegno delle linee a terra con i controller.

Questo tipo di attivazione del pass-through mi piace molto di più rispetto al tasto del PS VR2, che devo sempre cercare prima con il dito. L’immagine è a colori: un altro vantaggio rispetto a Meta Quest 2 e PS VR2. La prospettiva è leggermente deformata e tutto appare un po’ ingrandito, ma riesco comunque ad afferrare facilmente le cose senza mancarle.

Il Pico 4 ha tre tasti, ma nessun connettore per le cuffie.
Il Pico 4 ha tre tasti, ma nessun connettore per le cuffie.
Fonte: Philipp Rüegg

Il Pico 4 gestisce egregiamente il tracking delle mani, ma l’opzione dev’essere attivata. Nelle impostazioni devi fare clic sette volte sulla versione del software. Si sblocca così la modalità sviluppatore e in questa nuova voce di menu puoi attivare il tracciamento delle mani e comandare l’ambiente VR senza controller.

Un evidente difetto del Pico è la scelta di app, molto più ristretta rispetto a Meta. Inutile che cerchi «Star Wars: Tales from the Galaxy’s Edge», «Moss 2» o «Beat Saber». Qualche novità in effetti c’è, tipo «The Walking Dead: Saints & Sinners», ma spesso la portabilità dei giochi è realizzata in modo approssimativo, tanto che i giochi appaiono meno nitidi che con Quest 2. Fra l’altro, nello Store non è possibile usare un filtro per cercare solo giochi. Il che non è grave, visto che sono comunque visualizzati quasi solo giochi. La scelta limitata di giochi non è nemmeno compensata da titoli in esclusiva. Su questo aspetto il Pico 4 è chiaramente in svantaggio. Per fortuna esiste la possibilità di giocare in streaming dal PC.

La scelta di app nello Store è molto più limitata rispetto alla concorrenza.
La scelta di app nello Store è molto più limitata rispetto alla concorrenza.
Fonte: Philipp Rüegg

Due parole sulla protezione dei dati

Bytedance, la società dietro Pico 4 e a cui appartiene anche TikTok, è salita spesso agli onori della cronaca per il modo in cui gestisce la protezione dei dati. È per questo motivo che la scorsa settimana negli Stati Uniti è stata approvata una legge che può vietare le app che minacciano la sicurezza nazionale. Quando configuri il Pico 4 devi accettare vari termini e condizioni. Tra le altre cose, si legge che la società raccoglie quasi tutti i tipi di dati e modelli di comportamento e può anche cederli a produttori terzi. Dev’essere chiaro che questi dati vengono condivisi anche con la società madre Bytedance, in Cina. Se la cosa ti crea qualche problema, ti conviene lasciar perdere questo visore VR come hai fatto con il Quest 2 di Meta.

In sostanza: meglio collegarti al PC

Il Pico 4 è un robusto visore VR. I controller si adattano bene alla mano, il tracciamento funziona in modo preciso e il display fornisce immagini nitide. Anche il funzionamento è ben concepito. Riesco subito a orientarmi tra i menu. La possibilità di attivare la modalità pass-through toccando due volte la staffa dell’headset è una funzione di cui ormai non posso più fare a meno. Ho apprezzato molto la facilità con cui si indossa il Pico 4. Non ho dovuto faticare per entrare, come nel Quest Pro, o perdere un sacco di tempo per trovare il punto di messa a fuoco, come con il PS VR2. Mi basta alzare le staffe, indossare il visore e fine. Per quanto riguarda il plug-and-play a me sembra il visore più semplice. Anche i giochi in streaming dal PC funzionano in modo affidabile e senza problemi.

Per quel prezzo, non c’è quasi nulla che non vada.
Per quel prezzo, non c’è quasi nulla che non vada.
Fonte: Philipp Rüegg

L’imbottitura, invece, si potrebbe migliorare. Nonostante risulti rigida, il Pico 4 è comunque comodo grazie alla buona distribuzione del peso. Oltre alla preoccupazione associata alla protezione dei dati, la principale debolezza è la scelta delle app. Se pensi di utilizzare il visore in autonomia, devi accontentarti di un numero ristretto di giochi e applicazioni. In questo caso ti consiglio piuttosto il Quest 2 oppure, come opzione più economica, il Quest Pro. È in combinazione con un PC che il Pico 4 inizia a funzionare davvero bene. Anche se i controller non sono di fascia alta come quelli del Quest Pro, il visore è molto più leggero. Visto il prezzo di circa 500 franchi, non c’è molto da lamentarsi. Ecco perché in futuro userò il Pico 4 sul PC per giocare in VR, continuando a rimpiangere il fatto che il PS VR2 non sia compatibile con il PC. Se si parla di qualità dell’immagine, però, l’headset VR di Sony non ha rivali.

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Vado matto per il gaming e i gadget vari, perciò da digitec e Galaxus mi sento come nel paese della cuccagna – solo che, purtroppo, non mi viene regalato nulla. E se non sono indaffarato a svitare e riavvitare il mio PC à la Tim Taylor, per stimolarlo un po' e fargli tirare fuori gli artigli, allora mi trovi in sella del mio velocipede supermolleggiato in cerca di sentieri e adrenalina pura. La mia sete culturale la soddisfo con della cervogia fresca e con le profonde conversazioni che nascono durante le partite più frustranti dell'FC Winterthur. 


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