
È necessario convertire la luminosità anche sul formato 35 mm?
La stessa lunghezza focale cambia a seconda delle diverse dimensioni del sensore, quindi talvolta viene convertita sul formato 35 mm. Vale lo stesso anche per l’apertura del diaframma e la luminosità?
Nei commenti all’articolo in cui abbiamo parlato di come vengono denominate le lenti, si è discusso dell’eventuale necessità di convertire la luminosità allo stesso modo della lunghezza focale, quando si utilizzano obiettivi full-frame (a pieno formato) su fotocamere con sensori più piccoli (APS-C). Rispondere a questa domanda è tutt’altro che facile e mi impegnerò a non dare un «sì» o un «no» secco.
Il concetto su cui si basa l’idea di convertire la luminosità è questo: se si utilizza la stessa inquadratura, la stessa apertura del diaframma e un sensore di dimensioni diverse, la foto che ne risulta non è proprio uguale: la profondità di campo cambia. Su un sensore di grandi dimensioni, lo sfondo non messo a fuoco diventa più sfumato.
Tony Northrup lo spiega molto bene in questo video, di cui vedi uno screenshot qui sotto. Guarda bene il telaio della finestra sullo sfondo:

Ora puoi anche moltiplicare il numero f per il fattore di crop per ottenere una simile profondità di campo. Esempio: APS-C: a 75 mm e f/4 corrisponde un’immagine a pieno formato con 112,5 mm di lunghezza focale e f/6.
Fin qui, tutto bene. Ma devi stare molto attento a non trarre conclusioni sbagliate. Soprattutto, non devi confondere i valori convertiti con quelli reali.
Se adatti l’inquadratura a sensori di dimensioni diverse, la lunghezza focale reale è diversa. E la profondità di campo dipende da questa lunghezza fisica, non dalle dimensioni del sensore. Se utilizzi la stessa lunghezza focale, ad esempio con un obiettivo a lunghezza focale fissa, allora la profondità di campo con la stessa apertura è la stessa per entrambe le dimensioni del sensore. Ho provato a illustrare la cosa in modo semplice (non è lo stesso obiettivo e le fotocamere sono di marchi diversi, perciò non prestare troppa attenzione ai dettagli):



Non è neppure vero che una lente con luminosità f/4 sul sensore full-frame avrebbe quindi una luminosità di f/6. La luminosità effettiva rimane a f/4. Si tratta di una caratteristica fissa della lente. Insomma, non è una classica esagerazione del reparto marketing.
Com’è noto, l’apertura non solo ci fa intuire alcune cose sulla profondità di campo, ma anche su quanto può durare l'esposizione in determinate condizioni; ed è principalmente per questo che si parla di «luminosità».
L’intensità dell'esposizione dipende da tre fattori: il tempo di esposizione, l’apertura e la sensibilità ISO. Se una determinata foto viene esposta correttamente con 1/60 secondi, f/2 e 100 ISO, è sempre così, indipendentemente dalle dimensioni del sensore e dall'obiettivo utilizzato. Se iniziamo a convertire l’apertura, l'esposizione cambia.
Ora, ci sono persone secondo cui anche il valore ISO deve essere convertito, ossia il fattore di crop andrebbe moltiplicato al quadrato. 1,5 al quadrato: 2,25. Nell’esempio precedente: APS-C: f/2 e 100 ISO corrispondono a f/3 e 225 ISO in full-frame.
Con questa doppia conversione, l'esposizione è corretta. Ma l’intero calcolo si riferisce sempre solo alla comparabilità delle immagini, non degli obiettivi. Un obiettivo con luminosità f/6 (se esiste), su una APS-C non ha una luminosità di f/4, ma mantiene f/6.
Conclusione
Chi vuole usare un obiettivo full-frame su una fotocamera APS-C, deve fare attenzione a questi punti:
- Per la stessa inquadratura, la lunghezza focale sull'APS-C dev’essere divisa per il fattore di crop (1.5). La profondità di campo però cambia; per mantenere la stessa profondità di campo, anche il numero f andrebbe moltiplicato per il fattore di crop.
- La luminosità effettiva di un obiettivo, ovvero l’apertura massima del diaframma utilizzabile, rimane completamente inalterata da tutti questi calcoli. Un obiettivo con luminosità f/4 rimane sempre f/4, indipendentemente dalle dimensioni del sensore.
Il resto, dimenticatelo pure. Non serve e non farebbe altro che confonderti.
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Il mio interesse per il mondo IT e lo scrivere mi hanno portato molto presto a lavorare nel giornalismo tecnologico (2000). Mi interessa come possiamo usare la tecnologia senza essere usati a nostra volta. Fuori dall'ufficio sono un musicista che combina un talento mediocre con un entusiamso eccessivo.