Test del prodotto

«Detroit: Become Human», un thriller avvincente in cui il regista sei tu

Philipp Rüegg
24.5.2018
Traduzione: Leandra Amato

«Detroit: Become Human» è il terzo tentativo di Quantic Dream di creare una perfetta simbiosi tra film e videogiochi. Questo dramma interattivo dedicato ai robot che provano delle sensazioni riesce quasi perfettamente nella sua metamorfosi.

Certo, la storia non è nuova. Abbiamo già visto romanzi di fantascienza e film come «Blade Runner», «Io Robot» o «A.I. Intelligenza artificiale» (tutte tratte da libri) già ampiamente dedicati al tema dei robot, più precisamente gli androidi, con una coscienza. «Detroit: Become Human», disponibile esclusivamente per PS4, in effetti non porta nuovi spunti al dibattito, ma i giocatori non sono mai stati in grado di partecipare alla storia di un gioco con un tale coinvolgimento. Ancora una volta lo studio francese Quantic Dream dimostra di essere all'avanguardia nei videogiochi cinematografici.

Storie commoventi

«Detroit: Become Human» si svolge nel 2038, un’era in cui gli androidi sono impossibili da distinguere dagli esseri umani e vengono utilizzati dalla popolazione per fare qualsiasi cosa: babysitter, giochi sessuali, operai o personale di sicurezza. Questo porta a un tasso di disoccupazione estremamente elevato, tensioni politiche e una crescente avversione nei confronti dei robot. Il tuo ruolo: nel gioco prendi le sembianze di tre di queste macchine intelligenti, il più delle volte in scene abbastanza semplici, con obiettivi chiari. Inizi con attività mondane, come fare le pulizie; poi devi recarti sulla scena di un crimine e cercare indizi, e finisci per partecipare a un inseguimento selvaggio sotto forma di Quick Time Event.

Alice e Kara sono in fuga.
Alice e Kara sono in fuga.

In questo modo il gioco non perde mai ritmo. Per la maggior parte del tempo i tuoi compiti sono chiari e non c'è bisogno di cercare a lungo prima di trovare l’indizio successivo. La storia e l'interazione con la moltitudine di personaggi creano suspense. Kara, per esempio, è una babysitter. Vive con Alice e suo padre, che ha una propensione per le droghe e la violenza. A seguito di un incidente, Kara riesce a modificare il modo in cui è stata programmata e scappa con Alice: diventa una dissidente. Da quel momento in poi, tocca a te prenderti cura della bambina. Markus è un altro androide che si è liberato dalle sue catene elettroniche. Anche lui è in fuga dopo un incidente mortale. Il terzo robot è un prototipo chiamato Connor. Fa parte della «squadra» nemica: aiuta la polizia a indagare sugli incidenti che avvengono sempre più frequentemente con i dissidenti. Quando le diverse trame si intersecano, le cose si fanno davvero interessanti.

Gli androidi del futuro non hanno più diritti di un tostapane.
Gli androidi del futuro non hanno più diritti di un tostapane.

Tutte le storie vengono narrate in modo accattivante. Non sono particolarmente paziente, ma non ho mai sentito il bisogno di saltare i dialoghi (che comunque non sarebbe stato possibile). Anche se il gioco è abbastanza prevedibile, ti coinvolge nell'azione e vorresti che gli androidi raggiungessero i loro obiettivi. Ho trovato la questione della libertà degli androidi meno interessante rispetto alla loro storia individuale. Kara, Markus e Connor sono tre personaggi completamente diversi, con personalità e trasformazioni proprie. A volte, i dialoghi o gli intrighi non sono del tutto comprensibili, ma «Detroit: Become Human» complessivamente è un’immagine coerente di un futuro distopico in cui gli androidi sono gli schiavi del 21° secolo.

Oltre alle finestre di dialogo in cui hai a disposizione solo pochi secondi per scegliere una risposta adeguata, vieni regolarmente messo sotto pressione in molte situazioni. Ad esempio, c’è una scena in cui devi interagire con gli androidi per individuare un sospetto. Quando sai di avere un solo tentativo, la tensione aumenta e l’adrenalina sale. Lo stesso vale per gli inseguimenti e le scene di combattimento, che si svolgono principalmente sotto forma di Quick Time Event. Non sai mai quanti errori sono ancora ammessi nel gioco prima che appaia la fatidica schermata blu. Non sono un fan dei QTE, ma il gioco riesce a creare abbastanza tensione da risultare divertente. Di sicuro anche perché non sei mai costretto a ripetere una scena.

Una moltitudine di possibilità

Un diagramma mostra quante possibilità hai ancora o avresti avuto.
Un diagramma mostra quante possibilità hai ancora o avresti avuto.

«Detroit: Become Human» prende moltissimi punti per le varie opzioni tra cui il giocatore può scegliere. Come nei suoi predecessori «Heavy Rain» e «Beyond Two Souls», la storia è composta di diversi scenari e intrighi. A seconda di ciò che dici, di quali decisioni prendi o di come reagisci nei Quick Time Event, il corso della storia cambia. Non sarai in grado di modificarla del tutto, ma i diversi risultati e le decisioni prese in precedenza possono avere conseguenze impressionanti. Il gioco mostra un diagramma delle decisioni che hai preso dopo ogni capitolo, che ti dà una panoramica delle altre opzioni che avresti avuto. Tuttavia, non saprai cosa sarebbe potuto accadere di preciso; vedrai solo i campi vuoti.

Anche se tutti i giocatori si ritrovano più o meno nelle stesse scene, ci sono comunque deviazioni significative. I tuoi personaggi possono anche morire, perciò il gioco non inizia in un momento specifico, e questo lo rende davvero coinvolgente.

È un peccato che le decisioni da prendere nei dialoghi siano troppo semplici: di solito capisci subito quale risposta porta a quale obiettivo. Generalmente, fintanto che cerchi bene in ogni luogo e interagisci con ogni oggetto luminoso, hai a disposizione tutte le opzioni. Avrei preferito decisioni più complesse che lasciassero più spazio all'interpretazione, ma ci sono alcune risposte da scegliere che possono essere ambigue. Quando mi aspetto di rispondere con un tono amichevole e poi invece scopro che sto urlando contro il mio interlocutore, improvvisamente mi viene la stessa rabbia che ha il mio avatar virtuale.

Le risposte da scegliere non sono sempre chiare.
Le risposte da scegliere non sono sempre chiare.

Tecnologia impressionante

La storia e i personaggi sarebbero molto meno interessanti e realistici senza la tecnologia che ha permesso di crearli. La Detroit del futuro è stata realizzata in modo credibile, e nel corso del gioco ti troverai in alcune scene che ti lasceranno a bocca aperta. Il tutto è accompagnato da una colonna sonora fantastica che crea l'atmosfera giusta. Ma nulla batte la qualità dei personaggi interpretati da attori reali e perfettamente integrati nel gioco grazie alla tecnica di motion capture. I loro movimenti e gesti esprimono le emozioni in modo realistico e danno vita agli androidi (figurativamente, ovvio).

Con sufficienti indizi, Connor può ricostruire il corso degli eventi.
Con sufficienti indizi, Connor può ricostruire il corso degli eventi.

Conclusione: a parte alcuni errori estetici, il gioco è perfetto

Da grande fan di «Heavy Rain» e «Beyond Two Souls», non ci è voluto molto a «Detroit: Become Human» per conquistarmi. Quantic Dream, d'altra parte, ha fatto un bel salto in termini di esperienza di gioco e soprattutto nella libertà di prendere decisioni concessa al giocatore, alzando decisamente l’asticella. Le motivazioni e i sentimenti dei tre protagonisti e della maggior parte dei personaggi secondari sono credibili, la loro difficile situazione e i loro conflitti mi hanno colpito. Il gioco non mi ha trasportato tanto quanto «Heavy Rain», ma forse è perché mi sento meno legato agli androidi che agli esseri umani, il che va completamente contro il mio modo di giocare, ma ehi, non sono un robot ;) e ho i miei difetti. La storia ha alcune lacune e il comportamento dei personaggi non è sempre logico (soprattutto quello degli androidi), che in ogni caso sono in grado di gestire una storia assolutamente emozionante dall'inizio alla fine. Ci vogliono dalle 10 alle 15 ore per completare il gioco. Per me è troppo lungo, perciò non ho voglia di provare diverse varianti, le scene sono troppo simili. Mi limiterò a guardare i video su YouTube. ;)

Sony Detroit: Become Human (PS4, Multilingue)
Videogioco
CHF36.70

Sony Detroit: Become Human

PS4, Multilingue

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Vado matto per il gaming e i gadget vari, perciò da digitec e Galaxus mi sento come nel paese della cuccagna – solo che, purtroppo, non mi viene regalato nulla. E se non sono indaffarato a svitare e riavvitare il mio PC à la Tim Taylor, per stimolarlo un po' e fargli tirare fuori gli artigli, allora mi trovi in sella del mio velocipede supermolleggiato in cerca di sentieri e adrenalina pura. La mia sete culturale la soddisfo con della cervogia fresca e con le profonde conversazioni che nascono durante le partite più frustranti dell'FC Winterthur. 


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