
Novità e trend
Il primo dispositivo con Harmony OS di Huawei è un televisore
di Luca Fontana
Gli Stati Uniti continuano a non allentare le sanzioni commerciali contro il gruppo cinese Huawei. In scadenza anche la seconda e probabilmente ultima deroga.
Prima di tutto, le buone notizie: se sul tuo smartphone Huawei hai installato i servizi Google, questi continueranno a funzionare fino a quando userai quel telefono. Non spariranno, né saranno eliminati dal prossimo aggiornamento. Non verranno disattivati o abbattuti in nessun modo.
Ora torniamo alle cattive notizie.
Gli Stati Uniti, sotto il regime del presidente in carica Donald Trump, continuano a rendere la vita difficile a Huawei. Dopo che la società cinese è stata inserita nella cosiddetta «Entity List of the USA» per motivi di sicurezza, le aziende americane non sono più autorizzate a commerciare con Huawei. Finora sono state concesse due deroghe di 90 giorni, l'ultima delle quali è in scadenza. Non ne è prevista una terza.
Torniamo alla buona notizia: Huawei potrà continuare a lavorare con Android.
Forum, articoli e news dipingono una situazione apocalittica: Huawei non può più dotare i suoi telefoni di Android. Questa affermazione semplificata continua a essere falsa. La verità è che a Huawei non è più consentito fornire i servizi di Google Play «out of the box», ma questa informazione non suona catastrofica al punto giusto e perciò non sarebbe un buon «clickbait».
Android è un sistema operativo aperto e gratuito, il cui nome per intero è Android Open Source Project (AOSP). Puoi scaricarlo in tutta autonomia da source.android.com e creare la tua versione Android personale. Anche in questa versione pura non sono integrati i servizi Google, perché Android non è sinonimo di Google.
Ovviamente, le applicazioni Google sono tra quelle che utilizzi di più sul tuo smartphone. Google Play Store, Google Maps o Google Keep, per citarne un paio.
Il motivo per cui Huawei e la stampa online si lamentano della situazione è che a Huawei piacerebbe continuare a usare AOSP come ha fatto fino ad ora. Inoltre, e su questo il pubblico mondiale si dice d’accordo, i servizi di Google Play sono un fattore decisivo per l’acquisto di uno smartphone.
Tuttavia, Huawei può continuare a lanciare sul mercato telefoni Android fino a quando vorrà.
Huawei sta comunque preparando un piano B. Perché nessuno può mettere Huawei alle spalle e obbligarla a dipendere da Android. Il problema vero è che Android è il sistema operativo preferito di molte, moltissime persone. In ogni caso, Huawei è impegnata a sviluppare un OS alternativo: HarmonyOS.
E non solo perché gli Stati Uniti stanno rendendo la vita difficile ai cinesi, ma anche perché Android si sta lentamente ma inesorabilmente avvicinando alla fine delle sue possibilità. Perché Android vive nell'era dell'Internet delle cose (IoT), in cui tutto diventa un po' intelligente, dal frullatore all’auto; più a lungo esisti, più diventi obsoleto. Lo stesso Google sta lavorando a un progetto che, secondo le voci, dovrebbe essere il successore di Android: Fuchsia (in inglese si pronuncia «Fuu-scha»), per cui non è ancora prevista una data di rilascio. La documentazione ufficiale non fa trapelare molte informazioni, ma si presume che il sistema operativo Fuchsia funzionerà su tutti i tipi di dispositivi che supportano IoT.
HarmonyOS sta giocando alla stessa partita e sarà presto lanciato su un TV. Non si sa ancora quando verrà rilasciato su smartphone. Huawei, nel frattempo, sta anche lavorando su un concetto generale per de-americanizzare la catena di approvvigionamento.
La vera domanda è se i servizi Google continueranno a essere disponibili sul prossimo prodotto di punta di Huawei, il Mate 30 Pro. Anche in questo caso, una storia sensazionale segue l'altra. Dovrebbero esserci soluzioni alternative per installare comunque Android, sarà possibile scaricarlo offline, o addirittura verremo infettati da virus.
Stiamo ancora parlando di Android. Molto probabilmente, sarà possibile aggiornare i servizi del Play Store senza dover ricorrere a metodi più o meno dubbi e servizi di terzi. Non appena avrò uno di questi dispositivi tra le mani, darò un’occhiata e ti farò sapere (Huawei, so che stai leggendo questo articolo. A pochi intenditori, buone parole).
E questo è quanto. Come disse una volta Douglas Adams: «Don’t panic».
Giornalista. Autore. Hacker. Sono un contastorie e mi piace scovare segreti, tabù, limiti e documentare il mondo, scrivendo nero su bianco. Non perché sappia farlo, ma perché non so fare altro.